LE COMMEMORAZIONI E LE TESTIMONIANZE
Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte
«Scompare un grande albese, al quale ero legato da un affetto personale. Con lui ho mosso i miei primi passi da assessore nel mondo del turismo, nel periodo in cui era dirigente in Comune, ma il ricordo più bello che conservo è di quando mi aiutò a conoscere e studiare direttamente gli Statuti medievali della città di Alba su cui, poi, ho preparato la mia tesi di laurea. Scrivere la storia è come contribuire a farla. E Giulio Parusso è stato un interprete straordinario dell’albesità».
Giuseppe Rossetto, Vicepresidente della Provincia di Cuneo ed ex sindaco di Alba
«Giulio Parusso è stato un personaggio di grande spessore culturale e umano, il cui ricordo rimarrà impresso in maniera indelebile nel cuore degli albesi. Lo ricordo per la sua estrema franchezza nel dire le cose e per il fondamentale impulso che, prima da dirigente comunale e poi da direttore del centro studi Fenoglio, ha dato alla ricostruzione, all’organizzazione e alla promozione della storia di Alba. Credo che, per certi versi, sia stato più importante di coloro i quali la storia l’hanno scritta: senza di lui certe conoscenze, certi fatti, certi accadimenti sarebbero andati persi per sempre. Sarà difficile per Alba sostituirlo».
Maurizio Marello, Sindaco di Alba
«Giulio è stato il principale storico della seconda metà del ‘900 albese. Era sempre vissuto là dove era nato, in quel Mussotto che da allora è tanto cresciuto al punto da diventare uno dei quartieri più popolosi e giovani della città, pur senza perdere le caratteristiche che ne avevano fatto un borgo in cui tutti si conoscevano e cercavano di aiutarsi. Aveva uno sguardo e degli obiettivi che andavano ben oltre i confini della nostra città. Giulio fu impegnato molto nella Gioventù di Azione cattolica, di cui fu uno dei dirigenti diocesani. Fin da giovanissimo si sperimentò nella pratica giornalistica, collaborando a “Gazzetta d’Alba”. Ma già allora la sua passione era lo studio e l’indagine della storia della nostra città. Fu sempre esploratore di archivi e attento notista delle vicende del passato, sia prossimo che remoto.
In Comune, ricordo gli anni in cui ho iniziato a fare il consigliere e spesso mi affidavo alla sua competenza. La nostra città ha conosciuto un uomo straordinario e continuerà ad essere conosciuta anche grazie a lui. La cultura albese ha avuto, grazie a Giulio, uno sprone eccezionale. Il Centro Studi è una sua creatura ed oggi è uno dei luoghi più visitati anche virtualmente. Ha speso la propria vita a fare del bene alla nostra comunità».
Il suo lavoro di ricerca produsse molte pubblicazioni. Mi basti ricordare i due volumi di fondamentale importanza sulla storia di Alba negli ultimi due secoli, l’edizione degli statuti medievali della nostra città, gli studi storici sulla Fiera del tartufo e sul Palio degli asini, e poi ancora quelli su Castino e Corneliano. Ma chi volesse informarsi sulla sua produzione scientifica troverebbe un lungo elenco di titoli, senza parlare dello sterminato numero di articoli sui periodici locali. Una produzione che ne ha fatto indiscutibilmente “lo storico del Novecento albese”.
Un’altra passione coltivava, più nascosta, quella per l’arte, che lo portava anche a collezionare opere che sapeva scegliere con notevole acume critico.
Infine, ma non come ultima cosa, ricordiamo tutti il Giulio “pubblico”. La persona che ha impersonato in modo impeccabile il ruolo di “servitore delle istituzioni”. Per me come per gli altri sindaci, Parusso è stato un collaboratore preziosissimo, un punto di riferimento, lo storico del Novecento albese. Senza il suo contributo non esisterebbe la narrazione del nostro Dopoguerra.
La persona che ha curato per quasi trent’anni l’ufficio stampa del Comune, creando e gestendo gli strumenti che hanno stabilito un canale di comunicazione tra l’istituzione ed i cittadini. La persona che si è impegnata per dare vita a tante occasioni di valorizzazione di albesi illustri, da Fenoglio a Belli, da Macrino a Gallizio, da Coppino a Busca. La persona che ha speso la sua inventiva per dare smalto sempre nuovo alle grandi manifestazioni cittadine. La persona che ha intrecciato, a nome del Comune, rapporti con un numero stragrande di personalità di ogni campo e di ogni nazione per fargli conoscere la nostra città, per farli innamorare della nostra terra e per fare di Alba quel luogo desiderato ed amato da tantissimi, italiani e stranieri. La persona che ha letteralmente inventato il Centro studi “Beppe Fenoglio” e lo ha diretto con intelligenza, capacità realizzatrice e lungimiranza. In questo ultimo periodo stava lavorando ad alcuni importanti volumi ed era attivissimo presso il centro Fenoglio, che grazie alla sua opera attira molti giovani da tutto il mondo».
C’è in ultimo il Giulio che meglio ho conosciuto, l’amico di famiglia, il “fratello più grande” che con acuminata e profonda ironia e con altrettanto profonda saggezza sapeva darmi consigli importanti, aiutarmi ad individuare gli ostacoli, suggerirmi come superarli.
La sua perdita apre un vuoto difficilmente colmabile, non solo nelle istituzioni in cui e per cui ha lavorato ma anche nel mio cuore e in quello di tanti amici.
Ora dobbiamo augurargli di riposare in pace. E dirgli che vivrà sempre nel nostro affettuoso ricordo».
Ugo Nespolo, Artista
«Ho incontrato e conosciuto Giulio Parusso in occasione della mia mostra My Way ad Alba nel settembre del 2007.
Il rapporto si è subito consolidato anche grazie ai suoi inseparabili amici Giovanni Cane e Roberto Ponzio. Poi gli incontri sono stati più frequenti, mostre, conferenze ma anche viaggi e indimenticabili serate conviviali. Da subito mi hanno colpito ed attratto la sua attitudine alla discrezione e quei suoi toni mai enfatici, dote che ben sposava con il suo talento di intellettuale raffinato e profondo.
Io, provinciale quanto lui, mi riconoscevo in quell’atteggiamento quasi defilato. In Giulio intuivo – e ne ho avuto ampia conferma – le sue doti di ricercatore, di storico, soprattutto di uomo innamorato dei veri valori della sua terra. La sua assenza ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile ed io con i suoi amici più stretti spesso lo ricordiamo con vero rimpianto. Evviva allora la nascita dell’Associazione Culturale Giulio Parusso alla quale con entusiasmo mi associo ed alla quale – se si una qualche utilità – offro la mia amicizia e collaborazione».
Roberto Ponzio, Avvocato albese e Presidente Associazione Culturale “Giulio Parusso”
«Giulio è stato un amico fraterno.
Quanti ricordi e momenti passati insieme che mi procurano nostalgia e tristezza. Ho la sensazione che una parte importante di me stesso se ne sia andata con lui. L’Associazione culturale che porta il suo nome ha la finalità di tramandarne la memoria e le opere. Giulio è stato la memoria storica di questo territorio ed i suoi studi meritano un approfondimento. Sarà nostro compito tutelare questo patrimonio culturale e, se possibile, valorizzarlo e diffonderlo. Personaggio umile, riservato, discreto, garbato nei modi e dotato di finissimo humor, ha preferito il cono d’ombra al palcoscenico pur essendo stato un grande storico ed un eccellente studioso. Sempre pronto a dare e non a prendere.
Con lui si è spenta una luce ed un punto di riferimento culturale.
Si può dire di lui quello che Dante disse di Virgilio: “facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri».
Giuseppe Gobino, Associazione Culturale “Giulio Parusso”
«Insieme ad alcuni amici, nel 2016 fondammo l’Associazione Culturale “Giulio Parusso” per promuovere nel suo nome attività culturali a beneficio del territorio e per evitare che il grande patrimonio di documentazione storica da lui lasciato fosse dimenticato.
Del progetto di un libro su Sandro Toppino ci aveva già parlato, come di altre pubblicazioni che aveva curato negli anni e delle quali, durante i nostri incontri della domenica o conviviali, ci rivelava notizie storiche interessanti, ricavate attraverso le sue attente ricerche nei vecchi documenti. Quel giorno, purtroppo tragico, pose però le basi per questo libro, che contiene il capitolo dell’inquadramento storico che Giulio aveva già abbozzato e che i curatori hanno giustamente voluto inserire integralmente.
Risulta evidente che la nostra Associazione partecipa con grande piacere a questa iniziativa, che sarà inserita tra gli eventi che promuove in conformità agli scopi del suo statuto, riconoscendo una parte importante dell’impegno e del merito della realizzazione del libro ad alcuni amici ed estimatori di Sandro Toppino, tra cui in special modo Ettore Paganelli e Franco Corino, sempre vicini alla nostra Associazione per l’antica amicizia con Giulio.
Partecipiamo anche perché Giulio fu, soprattutto in gioventù, attivo protagonista nella Azione Cattolica Albese e in quella della Parrocchia del Mussotto, che si distinse, soprattutto negli anni tra le due guerre e fino al periodo della morte di Sandro Toppino, per grande partecipazione e attivismo; Giulio sarebbe orgoglioso di scorgere nelle fotografie dell’epoca, pubblicate in questo libro, suo padre Giovanni, poi anche consigliere del Comune di Alba e suo zio Ottavio, presidente parrocchiale e grande amico di Sandro, e poi quasi tutti i mussottesi adulti di allora, tra cui anche il padre e il padrino di chi scrive: allora la frazione era territorialmente circa quella di oggi e coincideva con la Parrocchia ma con popolazione più limitata tanto che ci si conosceva tutti.
Negli ultimi mesi di vita Giulio aveva iniziato a scrivere la storia di Mussotto e con la solita attenzione ai particolari storici aveva già reperito notizie inedite, di cui ci faceva parte, anche con qualche discussione (amichevole) soprattutto col compianto amico Giovanni Cane; le prime bozze, al solito scritte a mano con penna stilografica, sono rimaste per tanto tempo sulla sua scrivania di casa e la storia di questa frazione, nella quale era sempre vissuto e che amava, è rimasta ferma a quel punto.
Questo libro, illustrando la figura di Sandro Toppino e il suo impegno di cattolico impegnato nel sociale, ha il pregio di evidenziare altri compagni di strada che negli stessi campi, l’impegno cattolico e quello che oggi chiamiamo “volontariato sociale”, hanno lasciato un segno in quegli anni difficili di dittatura e guerra prima e poi di difficile dopoguerra. Quasi tutti questi personaggi Giulio aveva conosciuto e in molti casi citato e illustrato nei suoi scritti (Vittorio Riolfo, Andrea Monchiero, Cesare Delpiano, card. Giovanni Coppa che incontrò Giulio e il nostro gruppo di amici nella Nunziatura di Praga a Pasqua 1997, Osvaldo Cagnasso, Alberto Abrate, Gino Vignola, Giuseppe Pieroni, don Paolo Tablino, Damiano Uda, Ettore Paganelli.
La sua formazione di cattolico impegnato e di uomo di grande cultura arriva soprattutto dai percorsi effettuati con questi personaggi e con grandi uomini di Chiesa da lui frequentati: don Bussi, don Vigolungo e il suo grande amico don Carlo Richelmy».
Don Franco, Parroco di Mussotto d’Alba
«Giulio ha vissuto fino in fondo quest’invito di Cristo. E’ stato una persona in costante ricerca, fedele al motto del filosofo Socrate “Una vita senza ricerca non merita essere vissuta”.
Nonostante i molti impegni di lavoro, connessi alla sua attività nel servizio comunale, ha sempre coltivato lo studio e la ricerca. Ne fanno fede gli scritti che ci ha lasciato sulla storia civile, sociale, politica e religiosa della nostra città. Un servizio difficile, da condurre con imparzialità e nel rispetto della verità storica dei fatti. Era un piacere ascoltarti, perché nella tua preparazione culturale raffinata, eri capace a spaziare in tutti i settori della vita sociale, dagli argomenti più complessi a quelli più semplici, evidenziando profondità di pensiero unita a semplicità di esposizione. Un giorno i Farisei si recarono da Gesù, e prima di tendergli i soliti tranelli per verificare la sua conoscenza e la fedeltà alla Torah (legge di Mosè), fecero un elogio molto bello di Gesù, riportato nel vangelo di Marco 12, 14: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo la verità…”, cioè non ti vendi a nessuno.
Per me Giulio era proprio così. Era questa rettitudine, unita a serietà morale, a creare simpatia e ammirazione verso la sua persona.
Eri veramente degno di dirigere il Centro Studi Beppe Fenoglio, perché anche tu eri della stessa “stoffa” : serio, rigoroso nel tuo studio e nelle tue ricerche, senza essere intransigente. Personalmente ti ho sempre ammirato per queste tue doti e qualità umane, unite a quella sottile ironia di stampo inglese, capace di metterti a tuo agio, anche di fronte ad un richiamo o osservazione,
Ma una domanda può sorgere in qualcuno dei presenti: e la fede di Giulio?
Vi posso garantire che l’amico Giulio era persona di fede, e la sua passione per l’uomo, la storia degli uomini e di questa città, ne era l’estrinsecazione, la versione concreta; perché l’amore per l’uomo, per la verità, non scaturisce forse dall’amore verso il suo Creatore? L’apostolo Giacomo ha scritto nella sua lettera (2,18): “Mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”. Le parole volano gli scritti rimangono e tu ci hai lasciato degli scritti molto utili e indispensabili per comprendere la storia della nostra città. Eri Mussottese ma prima di tutto Albese!
Oggi Giulio incontri la fonte della VERITA’ che hai costantemente cercato. Noi ci sentiamo più poveri, e siamo consapevoli che ci avresti ancora stupiti e rallegrati con le tue pubblicazioni. Ma il segno che hai lasciato in tutti noi e nella città di Alba non svanirà. Abbiamo bisogno di persone come te ma esse sorgono solo dal sacrificio di una vita donata, per questo sono così rare. Ci mancherai».
Luisa Bianchi, Associazione Culturale “Giulio Parusso”
Giulio Parusso, la carta e il web
«Un blocco note formato A4 e una penna. Giulio Parusso scriveva i suoi libri di getto, con rari ripensamenti. Riempiva il foglio a quadretti in tutto il suo spazio con un ritmo costante, riga dopo riga, fronte e retro. Studiava, si documentava, poi, con la testa piena di argomenti e di idee, si accendeva la sigaretta e partiva a scrivere assorto e calmo. Quando la cenere arrivava al limite, con un gesto veloce del pollice, la posava nel pesante posacenere di cristallo, senza mai distogliere l’attenzione dai suoi scritti. A lavoro finito si sedeva vicino a me e dettava a voce alta. Io scrivevo veloce al computer, ma spesso mi fermavo per chiedergli qualche spiegazione, allora lui, per nulla disturbato, iniziava a raccontare felice e orgoglioso di condividere il suo sapere. Parusso non insegnava, ma le sue narrazioni generose, piene di ironia, erano una miniera dalla quale attingere a piene mani.
La scrivania era piena di cose: il Corriere della Sera, i giornali locali, l’ultima copia di AlbaNostra. Non mancavano oggetti beffardi come la bandiera della Cina. Il porta graffette era la scatola di latta delle caramelle di Carpentras, finite in fretta. Alle pareti la Bicicletta di Schifano, le fotografie di Sarah Moon, i manifesti delle sue Fiere e dei premi letterari. C’era anche un adesivo scolorito a ricordare il passato da giornalista televisivo.
Nei cassetti della scrivania teneva i ricordi personali, i biglietti di auguri, i pronostici elettorali custoditi gelosamente in una busta sigillata fino a tempo debito e gli scatti dei tanti viaggi che mostrava con orgoglio e che sapeva illustrare con una straordinaria capacità descrittiva.
Scriveva con creatività, diplomazia e una signorile eleganza: i biglietti di auguri, le lettere di invito ai Ministri, i discorsi dei Sindaci, le relazioni sull’attività dell’amministrazione.
Le smancerie, la falsità e il protagonismo non facevano parte del suo corredo da cerimoniere. La sua fama da stregone era invece nota a pochi intimi e a qualche organizzatore di eventi. Parusso riusciva a garantire il sole splendente in occasione di una grande fiera, una manifestazione di piazza o una vacanza. In qualche caso riusciva anche a orientare i risultati delle partite di calcio.
Coltivava la passione per la politica e per i dati statistici, dando il suo meglio nell’analisi dei voti elettorali che sapeva conteggiare e raffrontare espertissimo. Quanto alla contabilità i suoi “conti della serva” si rivelavano sempre immediati, precisi e assolutamente verosimili.
Dietro alla scrivania c’era il fax che usava per spedire i comunicati stampa con le notizie del Comune. Non erano mai articoli preconfezionati, “veline di palazzo”, ma notizie precise che lasciavano spazio alle redazioni giornalistiche e sollecitavano interviste ed approfondimenti.
Sulla mia scrivania c’era il modem, con il quale lanciò sul web il primo sito internet del Comune di Alba, mentre con la posta elettronica dialogava con i cittadini.
Il progetto più innovativo di Giulio Parusso fu il Centro Studi di Letteratura, Storia, Arte e Cultura “Beppe Fenoglio” ed io e mio marito Dario, tra server, computer e siti, a fatica tenevamo il passo veloce delle sue ambiziose idee.
L’ultima telefonata mi riempì di soddisfazione, a gennaio il sito del Centro Studi contava più di 4mila visitatori diversi, oltre 16mila le pagine viste in tutto il mondo. Mi disse che ci saremmo risentiti presto. Aspetto».
Commissione comunale per la Toponomastica del Comune di Alba
«Come membri della Commissione comunale per la Toponomastica del Comune di Alba ci uniamo al cordoglio di parenti e amici per la prematura scomparsa del presidente Giulio Parusso.
Grazie, infatti, alla sua profonda conoscenza della storia e della cultura albese, Giulio Parusso ha seguito i lavori della Commissione dal 1998, prima come segretario, poi come membro e dal 2010 come presidente.
Non possiamo che sottolineare quanto le sue approfondite ricerche negli archivi storici abbiano messo in luce la storia di molti personaggi illustri albesi che hanno saputo far conoscere la Città di Alba in Italia e nel mondo. Giulio Parusso si dimostrava pure un profondo conoscitore degli accadimenti locali e di quelle vicende legate alla vitalità di contrade e borgate, spesso origine delle radici toponomastiche di uso comune.
Durante le riunioni della Commissione era un piacere ascoltarlo nell’esposizione della puntuale ricerca storica e delle motivazioni alla base delle intitolazioni cittadine.
Come spesso ricordava da presidente, secondo la legge italiana, per l’intitolazione delle vie ad un personaggio, è necessario aspettare un decennio dalla morte; siamo sicuri che la Città saprà, a suo tempo, riconoscere a Giulio Parusso l’intitolazione di uno spazio consono, a memoria del cospicuo apporto culturale ricevuto.
La Commissione Toponomastica ricorderà il proprio presidente durante la prossima convocazione».
I membri della Commissione Toponomastica del Comune di Alba
- Giovanni Bressano (presidente onorario)
- Davide Castiglia
- Roberto Currado
- Federico Fornaro
- Andrea Marella
- Pier Carlo Rovera
- Andrea Lusso
- Fulvio Prandi
- Sergio Susenna
- Luisa Bianchi (segretaria)
Elisa Giacosa, Professore Ordinario Università degli Studi di Torino, nipote di Giulio Parusso
«Vorrei raccontarvi la storia di un uomo, come se fosse il protagonista di uno dei suoi racconti.
Quando si è piccoli, i racconti dei grandi stupiscono per la loro magia. E la mia vita, fin da piccola, è stata impreziosita da lunghi dialoghi ed interessanti narrazioni, densi di una emozione fine e mai svelata, parole curiose, a volte mai udite.
“Guardando la mia città con occhi disincantati dal tempo e dalle vicende, mi appare quasi bella e ordinata nel suo impianto medioevale caratterizzato dalle alte, rosse torri e i campanili che svettano sui tetti” (Giulio Parusso).
Poi, crescendo, ho percepito il suo sapere immenso, il suo forte senso del dovere, il mettersi a disposizione degli altri donando la sua saggezza. Senza essere invadente, senza rubare il posto a nessuno. Diventando prezioso al momento giusto. E anche la comunità nella quale ha vissuto ha saputo apprezzare questo suo senso del dovere e del giusto, ed il suo sapere infinito.
Chi è rimasto, mai potrà trovare la serenità, perché la compagnia dei suoi racconti – animati da un sottile senso di humor – è un elemento troppo grande e piacevole per poterne fare a meno.
Ricordo quando gli raccontai il progetto del mio primo libro. Fin da subito, mi disse di essere onesta con il lettore, di essere precisa nelle descrizioni, di non simulare, di non essere ridondante. Quando gli consegnai l’opera finita, era certamente il suo il giudizio che più temevo, nulla a confronto con i concorsi ai quali poi mi sottoposi per avviarmi alla carriera universitaria. Ora, nel luogo dove scrivo, conservo una sua foto: è la mia ispirazione, la fonte per trovare nuove energie, è la compagnia nelle notti passate a scrivere.
Perché scrivere non è cosa semplice. Citando Fenoglio “scrivo per una infinità di motivi. Non certo per divertimento. Ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti”.
Sovente, lo zio è stato chiamato a giudicare il lavoro degli altri. Un fare imparziale lo ha sempre contraddistinto, perché era il sapere a dover emergere, il desiderio di trasmettere cultura, di insegnare alle nuove generazioni.
Quanti libri ha prestato, tante parole ha donato.
Io ti immagino sempre al lavoro, ad una scrivania fatta di nuvole, forte di uno spirito celeste che ti ha di nuovo reso forte. Lì dove sei, la penna non è necessaria: il pensiero viene trasmesso in un gioco di parole, l’una legata all’altra in un magico gioco di alchimie e di danza armoniosa. Intorno a te, una schiera di anime già innamorate dei tuoi racconti, ricchi di parole, emozioni, e di quel sottile senso di humor. Così, quel tuo desiderio di trasmettere cultura non ha confini e diventa eterno.
Oggi ci direbbe di non essere tristi, perché il suo lavoro non è stato vano e sono certa della sua soddisfazione per questa Associazione. Perché l’Associazione diventa lo strumento attraverso il quale le sue idee, i suoi libri, i suoi pensieri, il costante desiderio di tramandare il sapere si materializzano, nonostante lui non ci sia ad attivarne ed alimentarne il meccanismo. L’Associazione concretizza i suoi sforzi. Crea un ponte tra il vecchio ed il nuovo. Dona un futuro a libri e scritti. Permette ai più giovani di continuare a conoscere. Tutti mattoni di un progetto più grande: che è quello di una vita spesa per la cultura.
A nome della famiglia, grazie per aver reso possibile tutto questo».